Il caso Giovanni Di Lorenzo è stato archiviato, il capitano resterà al Napoli. Ma qualche chiarimento dovrà arrivare ancora.
L’occasione giusta potrebbe essere oggi, quand’è stata fissata una conferenza stampa da parte del suo procuratore Mario Giuffredi. Ecco le sue dichiarazioni, rilasciate quest’oggi.
IL MOTIVO DELLA CONFERENZA. “Da circa una settimana Giovanni Di Lorenzo, d’accordo col club, ha comunicato tramite una sua lettera la volontà di rimanere al Napoli e continuare il suo percorso di vita e professionale con il club. E il suo percorso di vita privata con la città. Da parte mia, in qualità di agente del calciatore, mi sembra doveroso fare un po’ chiarezza su quanto accaduto, su tutto quello che si è detto, ma soprattutto vogliamo fare questa chiarezza per due semplici motivi: il primo è perché ci teniamo, io e il calciatore, che il tifoso del Napoli debba sapere con chiarezza quella che è stata la situazione reale. Non bisogna avere retropensieri negativi sulla persona Di Lorenzo. Il tifoso purtroppo legge quello che scrivono i giornali, quello che dicono le tv, quindi tante volte non sa la verità di ciò che realmente accade. Uno dei motivi per cui ho deciso di fare quest’incontro con la strada è la chiarezza per i tifosi“.
CASO CHIUSO. “Poi c’è un altro motivo. Giovanni è il capitano del Napoli, il capitano del Napoli non sarà mai uguale ai capitani delle squadre del resto del mondo. La fascia di capitano del Napoli è stata indossata dal più grande calciatore di tutti i tempi (Maradona, ndr), vogliamo che tutti abbiano un’idea chiara sulla persona di Giovanni Di Lorenzo e che non sia annebbiata da ciò che si è detto negli ultimi mesi. Vogliamo solo affrontare il cammino del campionato e vogliamo farlo in serenità, senza più tornare su questa vicenda“.
TUTTI I PROBLEMI. “Voi sapete quant’è stato difficile il campionato appena finito. Dopo la vittoria dello Scudetto Giovanni si è trovato con dei cambi radicali. C’è stato un cambio d’allenatore, c’è stato un cambio dirigenziale perché è andato via Giuntoli dopo tanti anni ed è arrivato Meluso. E c’è stato un cambio nel modus operandi, col presidente De Laurentiis molto più vivo nella vita della società. Nessuno si aspettava di fare un campionato da decimo posto. Pensate che annata difficile è stata per i calciatori. Da parte di Di Lorenzo, come da parte di tutti i compagni di squadra, sono stati vissuti momenti difficilissimi, ma tutti loro pensavano che a un certo punto sarebbero riusciti a rimettere la squadra in corsa. Invece passava il tempo e le cose peggioravano. Questo a cosa portava? Alla frustrazione nei confronti del ragazzo, portava alla delusione. Si sentiva inerme perché non riusciva a risolvere i problemi. Passando il tempo la situazione è andata sempre peggiorando. E’ un ragazzo che ha passato un’annata difficile, che mai pensava di vivere“.
IL RETROSCENA. “In più, oltre all’aspetto tecnico, Giovanni ha dovuto affrontare tanti altri problemi e si è sostituito un po’ ai dirigenti. Oltre a fare il calciatore si è dovuto prendere parte di tantissimi problemi, non di natura calcistica, ma anche quei problemi tra la società e la squadra. Quando un giocatore è solo e deve affrontare col presidente tutti i problemi, si arriva alla disperazione e alla frustrazione, non si ha più la forza di reagire. Tutte queste problematiche si sono portate fino alla fine del campionato“.
L’UNICA SPERANZA. “Più passavano le domeniche, più diventava pesante la situazione. Nonostante sia arrivato devastato, Giovanni mi ha sempre detto che se fosse arrivato Antonio Conte sarebbe rimasto, era l’unico allenatore che poteva farlo rimanere. Ma non perché voleva mollare la barca e il club in una situazione difficile, ma perché aveva paura che un altro tipo di allenatore poteva lasciarli nella stessa situazione. Conte era l’unico allenatore che gli dava garanzie sotto tutti i punti di vista, anche quello personale perché non avrebbe affrontato da solo tutti i problemi com’è accaduto l’anno scorso. Nelle mie conversazioni con Manna ho sempre detto che Di Lorenzo sarebbe rimasto solo con l’arrivo di Conte“.
TANTE FALSITA’. “Poi ci sono state due-tre situazioni che hanno portato a un determinato seguito. La prima, durante Fiorentina-Napoli: Di Lorenzo è in trasferta, non va a giocare la partita, resta in camera perché non stava benissimo; a fine partita, quando la squadra va a prendere il treno, il pullman passa a prendere Di Lorenzo in albergo, provano a chiamare il ragazzo e non risponde al telefono. I dottori entrano nella stanza e trovano il ragazzo collassato. E’ stato un episodio dovuto al tanto stress. Il giorno dopo, invece, si ritrova scritto sui giornali che Di Lorenzo ha finto di star male perché aveva un accordo con la Juventus e non voleva andare alla partita. Non poteva esserci cosa più ingenerosa di questa. Di quella situazione c’è rimasto male perché, nonostante il club sapesse dell’accaduto, nessuno della società abbia fatto una smentita a quelle voci infondate“.
IL PUNTO DI ROTTURA. “Poi è arrivato il momento di Napoli-Lecce. Non ricordo un capitano che venga sostituito a tre minuti dalla fine in una squadra già contestata per un’annata bruttissima, prendendosi i fischi di 50 mila persone. Prendersi i fischi individualmente ha un dolore totalmente diverso dai fischi che ti prendi col resto della squadra. E’ stato un altro episodio angosciante per il ragazzo. Sono convinto che l’episodio di Napoli-Lecce non sia dovuto alla strategia del presidente De Laurentiis, ma è dovuto a un allenatore che ha fatto una roba neanche nella fantasia più assoluta si può pensare di fare. Una sciagura del signor Calzona. Il presidente non c’entra niente. Ma anche in quell’occasione il ragazzo si sarebbe aspettato che qualcuno spendesse due parole e suo fare“.
UN DURO COLPO. “La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quando Manna, nel corso dei colloqui individuali fatti con tutti i giocatori, dice a Di Lorenzo che se fosse arrivata un’offerta l’avrebbe presa in considerazione. Ovviamente Manna trasferisce il pensiero del presidente De Laurentiis, che aveva già espresso nella conferenza stampa precedente. Ma quando De Laurentiis lo disse in conferenza a noi non toccarono perché sapevamo che erano generiche, sono cose che si dicono. Quando invece arriva il d.s., ti parla direttamente e ti dice questa cosa, è chiaro che tale cosa ha un impatto diverso sul giocatore“.
ARIA DI ADDIO. “Da quel momento però Giovanni ha cominciato a pensare di andar via. Il giorno dopo o la sera stessa mi ha espresso la volontà di cambiare aria. Mettetevi nei panni del ragazzo, che fa 99 cose buone e ne sbaglia una, ma si vede trattato in questo modo, moralmente si sente malissimo. Prima di questo campionato Di Lorenzo ha fatto circa 200 partite col Napoli, senza sbagliarne nessuna. Poi sentirsi messo in discussione per l’ultima stagione pure ha fatto male. In più c’è stata una parola detta durante la conferenza di Conte dal presidente, che disse che si era sentito abbandonato a se stesso. E quella è stata la cosa che ha fatto più male“.
L’OPERATO DI GIUFFREDI. “Qui entro in scena io. Faccio l’agente, devo tutelare l’interesse dei miei giocatori. Non devo piacere ai tifosi o ai giornalisti. Io ho la fortuna di avere la fiducia dei miei giocatori e non posso mai tradirla. Devo fare sempre e solamente gli interessi dei miei calciatori. Questo lo dico in generale per tutti i miei calciatori, ma soprattutto per Di Lorenzo perché rappresenta una parte importante della mia vita professionale. Uno che viene dal niente come me si trova ad avere il capitano del Napoli e il terzino della Nazionale, è un pezzo importante della mia carriera. Io cerco di tutelare e difendere i miei giocatori, faccio da parafulmine e lo faccio senza nessun problema perché è uno degli aspetti del mio lavoro. Poi vado avanti con le mie strategie. Io non sono un pazzo che si alza la mattina e non sa cosa fa. Quando faccio delle cose è perché le ho calcolate, ho le mie strategie. A volte queste strategie possono sembrare incoerenti, azzardate, anche da pazzo scatenato. Ma sono le mie strategie, so dove voglio arrivare e come ci voglio arrivare. Non faccio capire niente a nessuno. Chi fa il mio lavoro deve essere anche un po’ bugiardo, non può dire sempre la verità”.