Napoli, Lobotka: “Conte mi ha portato a un altro livello”

Il centrocampista azzurro racconta la sua stagione, la mentalità del tecnico leccese e la sua evoluzione da ala a regista

Stanislav Lobotka, centrocampista del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista a DAZN, dove ha parlato della sua stagione e del percorso che lo ha portato a diventare uno dei punti fermi della squadra. Lobotka ha analizzato vari aspetti del suo gioco e della sua carriera, partendo dal suo ruolo in campo fino al cambiamento sotto la guida di Antonio Conte.

Sul suo gioco e il rapporto con il gol

Quando gli viene chiesto del suo contributo in fase offensiva, Lobotka ammette di provare sempre a rendersi pericoloso in attacco, pur riconoscendo di non essere un finalizzatore naturale. “In partita ci provo, quando sono vicino alla porta, cerco sempre la soluzione migliore. A volte mi manca essere più decisivo, come gli attaccanti“, ha dichiarato. Nonostante ciò, il centrocampista slovacco sa che la sua priorità resta quella di garantire equilibrio alla squadra e di essere decisivo in fase di costruzione.

L’impatto di Conte

Lobotka ha poi parlato dell’impatto che Antonio Conte ha avuto sulla sua carriera. “Cosa è cambiato con Conte? Penso la mentalità e la fase difensiva”, ha spiegato il centrocampista. “Difendevo anche prima, ma adesso lui mostra come farlo meglio, come cambiare gioco. Mi ha dato molte cose sulla mentalità, su come migliorare. Prima pensavo che non potessi fare certe cose, ma lui mi ha portato a un altro livello sia dentro che fuori dal campo”. Lobotka ha rivelato di aver sentito subito la personalità di Conte fin dal primo allenamento, rendendosi conto che sarebbe stata una stagione difficile ma che l’allenatore avrebbe potuto portarlo a un altro livello.

Sul suo stile di gioco

Lobotka ha anche parlato del suo stile di gioco, che si basa sulla capacità di gestire la palla e di orientare le azioni di gioco. “Sono piccolo e cerco di aiutare la squadra nel portare la palla, cerco sempre di sfruttare lo spazio“, ha spiegato. “Quando ricevo la palla e mi sposto col corpo, chi mi pressa non se lo aspetta, e io riesco a girargli attorno“. Il centrocampista ha poi aggiunto che le squadre lo conoscono ormai meglio, rendendo il suo gioco più difficile da sfruttare rispetto ai primi anni in cui le difese gli concedevano più spazio.

Confronto con altri giocatori

Riguardo ai migliori centrocampisti nel suo ruolo, Lobotka si mostra umile ma sicuro di sé: “Forse ci sono due o tre giocatori superiori a me, ma è difficile da dire. Dipende dal tipo di giocatore che preferiscono gli allenatori. Alcuni vogliono un play fisico, altri uno che fa più gioco. Comunque, penso di essere nella Top 5“, ha commentato con modestia.

La sua evoluzione nel calcio

Lobotka ha ricordato anche i suoi primi passi nel calcio: “Da piccolo ero un’ala. Segnavo tanti gol, facevo assist. Ma quando sono cresciuto, mi sono spostato più dietro per giocare di più il pallone, ed è così che sono diventato un centrocampista”. Un percorso che lo ha portato a diventare un giocatore fondamentale per il Napoli e per la nazionale slovacca.

L’Atalanta

Infine il mediano azzurro ha anche parlato così della Dea: “Odio giocare contro di loro! Sono una grande squadra. Marcano uomo su uomo a tutto campo: non mi lasciano un centimetro”.

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