Billy Gilmour si sta godendo a pieno la sua nuova vita calcistica in Italia. Intervistato dal New York Times, il centrocampista del Napoli ha offerto uno spaccato autentico della sua esperienza azzurra, parlando dell’impatto con il campionato italiano, della vita a Napoli e del supporto ricevuto dai suoi connazionali prima del trasferimento.
«Voglio giocare il più possibile, ovviamente, ma sappiamo tutti che abbiamo una squadra fortissima, piena di giocatori davvero bravi», ha spiegato Gilmour. L’ex Brighton ha poi elogiato la gestione dello staff tecnico, sottolineando l’attenzione dell’allenatore alle condizioni fisiche e mentali del gruppo: «Il mister capisce quando qualcuno è affaticato o ha bisogno di recuperare. Ci alleniamo con intensità e c’è grande professionalità».
Fondamentale, secondo Gilmour, il ruolo dei senatori dello spogliatoio: «Di Lorenzo, Politano, Spinazzola… si assicurano che gli standard siano sempre alti. Non ti permettono di abbassare la guardia. Questo per me è davvero positivo: ti obbliga a crescere».
Parlando della vita fuori dal campo, Gilmour ha descritto Napoli come una città coinvolgente e appassionata: «Puoi girare per la città, la gente ti riconosce ma è piacevole. Ti fermano per farti i complimenti, ti dicono di continuare così». La reazione del pubblico è però ancora più intensa quando esce con Scott McTominay: «Con lui è una follia. Lo riconoscono immediatamente. Ma la cultura e lo stile di vita qui sono completamente diversi da quelli del Regno Unito. È un’esperienza che ti cambia la prospettiva».
Prima di accettare la proposta del Napoli, Gilmour si è confidato con chi aveva già vissuto il calcio italiano: «Sono piuttosto legato a Lewis Ferguson. Lo seguivo al Bologna, e ogni volta che ci vedevamo in nazionale gli chiedevo dell’Italia. Volevo sentire la sua opinione diretta, conoscere com’era davvero vivere e giocare qui».
Il centrocampista scozzese si è rapidamente integrato, sia in campo che nella vita quotidiana, diventando un elemento prezioso all’interno della rosa partenopea. Tra allenamenti intensi, ambiente competitivo e una città che lo ha accolto con entusiasmo, l’avventura italiana di Gilmour rappresenta una tappa di crescita personale e professionale.