Il braccino corto fa il suo effetto e stavolta non basta il corto muso. Il campionato è riaperto nel momento peggiore, in vista della contemporaneità, con un’occasione persa per colpa di insicurezze mai sopite.
Fin dal primo momento è parso di vedere una squadra non esattamente brillante, non sempre in grado di uscire senza sofferenza da un pressing ospite assolutamente costante. Il Napoli ha cercato spesso di sfondare in verticale centralmente, riuscendoci bene in occasione del gol del vantaggio ma poi facendo fatica nella costruzione anche delle azioni più effimere. Si è concesso troppo campo a un Genoa pimpante e volenteroso di fare bene. Al di là del gol subito in maniera sfortunata, i due legni in pochi secondi avevano testimoniato difficoltà nel tenere la palla alta, senza scacciare via dalla propria metà campo la squadra di Vieira. Ancor più grave: mentalmente, dopo il pari il Napoli è sparito, incapace di reagire davvero, di creare occasioni, di impostare una reazione di forza. La paura ha preso il sopravvento e non può essere così, se ti stai giocando qualcosa di così importante.
Lo sbandamento non poteva durare più di un momento, in proporzione. Nel Napoli è durato fin troppo, per larga parte anche del secondo tempo: poche soluzioni, tutte troppo lette dagli avversari, molto timore, poca grinta. Il gol di Raspadori sembrava aver tolto di dosso ansie e paure, nonostante una prestazione confusa e molto spesso evanescente. Ma la poca brillantezza è emersa tutta nel gol preso a difesa schierata, con pochissimi minuti dalla fine, ancora una volta dopo essersi abbassati forse un po’ troppo, sperando che l’avversario non facesse troppo male. Un gol che fa male, perché di fatto rimette in corsa un avversario quasi tagliato fuori, evidenzia ancora una volta limiti mentali e inserisce altre problematiche in quelle già presenti.
Il Napoli resta padrone del suo destino. Ma ora serviranno nervi saldi come mai prima. La delusione non deve fagocitare la speranza ma sarà fondamentale, negli ultimi 180 minuti, non sbagliare più.