La strategia di Aurelio De Laurentiis per continuare a vincere (e convincere)
Ha perso Kim, e ci sta, ma è rimasta semplicemente eguale al passato, ha un uomo che sposta i valori (ed è Osimhen), ne ha un altro che aiuta dribblare pure i cattivi pensieri (ed è Kvara), poi ha ancora la materia grigia degli Zielinski e dei Di Lorenzo, e la fisicità degli Anguissa: ma ci sarebbe altro, gli «eroi» tutti, nessuno escluso, che bastano ed avanzano per fare di Napoli un’isola felice.
Poi di fronte c’è quell’altro atollo, la dimora del pessimismo cosmico o anche comprensibile, accoglie chi non si accontenta di Natan e di Cajuste. De Laurentiis osserva e tace, ha evitato il 12 agosto di dire la sua, si è tenuto per sé le proprie riflessioni, ci ha messo la firma, dunque anche la faccia. In un silenzio che sembra una protezione: fece più o meno così dodici mesi fa, quando andarono via Insigne, Koulibaly, Mertens e compagnia; ha scelto lo stesso atteggiamento, ignorando le legittime fibrillazioni ambientali ispirate dalla diaspora o da turbamenti che si avvertono nell’aria. Lo scrive il Corriere dello Sport.