Nel corso di una lunga alla Gazzetta dello Sport, Giacomo Raspadori ha parlato del momento del Napoli ma si è raccontato a livello personale, lui che nel calcio di oggi è quasi un’eccezione per comportamenti (mai sopra le righe) e abitudini (studia all’università e sta lontano dal gossip). “Sin da subito essere qui è stato un motivo di orgoglio. Mi avevano cercato Juve, Milan, Inter ma sono felice di giocare nel Napoli. Io sono ambizioso e sapevo che questo era il luogo giusto dopo il magnifico tempo trascorso al Sassuolo. Lo scudetto era nell’aria, quell’energia ci sospingeva. La città fibrillava, e noi con lei. È stata una vittoria della squadra ma anche di tutta la città“.
Raspadori, il leader silenzioso del Napoli
“Io spero di essere vissuto, anche dai miei compagni, come un leader silenzioso. Credo di portare positività, di riuscire a creare energia. A poco più di vent’anni i senatori del Sassuolo e il mister De Zerbi mi hanno dato la fascia da capitano. Forse perché unisco, non divido. Cerco di fare squadra, non navigo in solitaria – ha aggiunto -. Del calcio moderno non mi piacciono gli aspetti mediatici, che possono portare a una instabilità in ragazzi come noi. Nel calcio si raggiunge tutto molto velocemente e se non si ha la fortuna di avere attorno persone che ti fanno rimanere collegato con la realtà, ti aiutano a non dimenticare da dove vieni, il rischio di perdersi è molto alto. Passi dal non essere riconosciuto ad avere fama e stare sui media, improvvisamente hai tanti soldi da spendere: se non gestito, tutto questo può portare dei ragazzi in situazioni di difficoltà“.