Ci accodiamo a mister Conte quando diciamo che FINALMENTE il mercato è finito. Quello invernale, poi, è un mercato il triplo più complesso e difficile di quello estivo, in cui storicamente le squadre che devono risalire la china in classifica spendono e acquistano in maniera compulsiva (basti vedere i colpi del Milan, che ha praticamente fatto tabula rasa della rosa precedente), mentre chi sta davanti raramente tocca qualcosa in maniera determinante.
Alla griglia di partenza di questo mercato d’inverno, in teoria il Napoli doveva fare veramente poco: un terzino al posto di Spinazzola e Mario Rui, un altro centrale dare il “cambio” a Buongiorno. Fatto questo, andavano rimpolpati i posti lasciati liberi da eventuali partenze.
Poi, il caso Kvaratskhelia ha cambiato completamente le carte in tavola.
E, dobbiamo dirlo: il Napoli ha dato l’impressione di essere quasi completamente impreparato, spaziando da nome a nome senza andare con decisione e autorità su nessuno di loro.
Premesso che il georgiano aveva tutte le libertà di desiderare altro per la sua carriera ma che, al tempo stesso, si poteva evitare (e lui stesso doveva) di farlo andare via a gennaio, il Napoli ha guadagnato un gruzzoletto molto interessante. Doveva decidere se spenderlo, oppure metterlo a bilancio per una chiusura degna dell’esercizio dopo le roboanti cifre del calciomercato estivo. La seconda strada è stata imposta dalle situazioni, dando un colpo al cerchio e uno alla botte, un po’ per necessità e un po’ per caso.
Il Napoli ha provato anche a regalarsi un po’ di sogni ma la verità è che tutte le squadre (e tutti gli entourage dei calciatori che il club ha provato a prendere) sapevano perfettamente che gli azzurri avevano tanti soldi da investire. Di conseguenza, hanno giocato al gatto col topo, alzando sempre più le pretese per arrivare a un accordo gradito e iperpagato. In linea di massima, il Napoli ha fatto anche bene a non cedere ai ricatti. Ma, purtroppo, in inverno c’è molto meno tempo rispetto ai mesi estivi per mettere pezze.
Restiamoo dell’idea che Garnacho fosse il giocatore giusto da prendere, sia per età che per talento ma anche per una questione futuribile. Speriamo ci riprovino in estate (anche perché lo United ha preso Dorgu).
Adeyemi era un’ottima alternativa e il Napoli l’aveva praticamente preso ma la (non) volontà del giocatore ha fatto la differenza.
Tutti gli altri nomi erano inevitabilmente dei piani non prioritari, così come certamente lo è anche Noah Okafor, il quale però non è lo scarsone che molti vogliono dipingere. Ovviamente non è Kvaratskhelia. Ma chi pensava che il Napoli potesse sostituire – nel senso stretto del termine – già ora, con così pochi giorni a disposizione e dopo così tanti rifiuti, il georgiano, evidentemente vive su Marte e non qui.
Nel concreto, il Napoli ha effettuato 4 cessioni (Kvaratskhelia, Folorunsho, Caprile e Zerbin) con uno svincolo (quello di Mario Rui, già fuori dal progetto da mesi) e 5 acquisti, 4 per la prima squadra (Scuffet, Hasa, Billing e Okafor) e 1 per la Primavera (Anic dal Rudes).
Non è stato quindi del tutto immobile. Ma bisogna anche dire, con enorme onestà, che il Napoli attualmente è SULLA CARTA più debole rispetto a quello che ha iniziato il campionato dopo il mercato estivo.
Scuffet ha più esperienza ma meno talento di Caprile.
Hasa è un ragazzo interessantissimo ma la sua apparente non collocazione tattica nel Napoli rischia di tagliarlo immediatamente fuori.
Billing ha un passato discreto ma, per ora, è un oggetto misterioso e, come Hasa, ingiudicabile. Nessuno dei due sembra superiore, per ora, a Folorunsho.
Okafor ha strappi, velocità, talento, vede la porta. Ma è un giocatore dalle condizioni fisiche forse precarie, che sicuramente – per ora? – non vale né Neres né Kvaratskhelia.
Spinazzola è stato rivalutato e resterà come terzino. Il difensore centrale alla fine non è arrivato, sia perché Juan Jesus ha dato garanzie ma anche perché il Napoli, ancora una volta, ha preferito pensare in grande cercando di prendere Comuzzo per anticipare la concorrenza, senza però fare i conti con le richieste, i capricci e le ripicche altrui, rimanendo quindi con nulla in mano.
A oggi, la rosa resta sicuramente buona ma è un miracolo che il Napoli sia primo in classifica. I cambi sono pochi, la coperta sembra corta. E qui dovrà essere anche bravo Conte a coinvolgere tutti i nuovi, dare finalmente un po’ di fiato a chi sta giocando sempre e crederci un po’, facendo sentire TUTTI importanti.
Non è stato affatto il mercato invernale che ci aspettavamo.
Ma, almeno, è finito. Grazie a Dio. L’anno prossimo, con la Champions di mezzo, la cessione definitiva di Osimhen e, chissà, forse qualcos’altro (se saremo bravi e fortunati) il Napoli avrà molto più potere di trattativa e anche maggiore attrattiva per i nomi top. Fermo restando che, come ha detto Conte, i parametri saranno sempre i soliti.
Ora sotto con i sogni, quelli da realizzare in campo.