Attribuire troppi meritati a Francesco Calzona per il pareggio conquistato dal Napoli contro il Barcellona sarebbe sbagliato e troppo superficiale. Il tecnico azzurro ha avuto a disposizione una sola seduta e avrà bisogno, come tutti, di tempo per incidere davvero. La sensazione, però, è che abbia avuto un primo merito: far ritrovare alla squadra il coraggio necessario.
Calzona al lavoro per vedere un nuovo Napoli
Come riporta il Corriere dello Sport, la prima mossa di Calzona è stata quella di liberare la testa ai giocatori.C’è stata talmente tanta pressione, nei sei mesi alle spalle, che il Napoli è imploso ed ha finito per fare il contrario di quello che gli aveva insegnato Spalletti. Calzona riparte dall’asse storico: Meret (6 anni e 162 partite, due miracoli per tacitare le malelingue con il Barcellona), Di Lorenzo (5 anni e 218 partite, inclusi quindici gol e una crisetta d’identità da combattere; squalificato per il Cagliari), Lobotka (5 stagioni e 147 partite ad illuminare con quel calcio cerebrale) e, ovviamente, Osimhen e Kvaratskhelia, che si possono anche sostituire a partita in corso, ma che rappresentano l’architrave d’un calcio dal quale ripartire, senza aver paura poi di modificare in corsa. Al di là degli uomini, è l’atteggiamento che va mutato, com’è successo parzialmente contro il Barcellona dopo l’intervallo, come invece l’allenatore ha apprezzato dal momento dell’1-1 in poi: padronanza ed occupazione del campo, baricentro alto, capacità di riempire non solo la trequarti ma anche l’area avversaria e prudenza relativa. L gare con Cagliari, Sassuolo e Juventus saranno delle prove decisive.