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ESCLUSIVA| Calaiò: “Napoli da 7 ma c’è amarezza. Mancano leader e personalità. Insigne? Ci si poteva venire incontro”

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ESCLUSIVA – L’arciere Calaiò commenta la stagione del Napoli

Il Napoli ha chiuso la stagione al terzo posto, ritrovando la qualificazione in Champions League dopo due anni di assenza. E’ stata un’annata particolare, che ha diviso la tifoseria tra delusi e soddisfatti. Finito il campionato, è tempo di bilanci, noi l’abbiamo chiesto in esclusiva all’ex attaccante azzurro Emanuele Calaiò. Queste le sue parole:

  • Come valuta la stagione del Napoli? Lei è dalla parte dei delusi che pensava si potesse fare meglio o degli ottimisti, contenti della qualificazione in Champions?
    “Valuto la stagione del Napoli positiva. Darei un 7 in pagella a giocatori, Spalletti e società perché hanno raggiunto l’obiettivo principale che era la Champions, come detto dal presidente al tecnico. Un pizzico di amarezza da parte mia c’è perché visto il campionato mediocre ed equilibrato di quest’anno, il Napoli poteva aspirare a qualcosa in più. Avrebbe potuto lottare fino all’ultima giornata per lo Scudetto perché non ritengo Milan ed Inter superiori agli azzurri. Poteva osare un po’ di più visto l’andamento generale del campionato”.
  • Cosa pensa del caso Insigne? Si poteva fare qualcosa in più da entrambe le parti?
    “Sicuramente si poteva gestire diversamente: le due parti si sarebbero potute venire incontro. Io penso che da parte della società non c’era voglia di proseguire dal punto di vista tecnico con Insigne, altrimenti avrebbero fatto qualcosa in più per trattenerlo. Insigne ha i suoi motivi: va a fare un’esperienza importante, andrà a guadagnare quattro volte l’ingaggio proposto dal Napoli. Tra Lorenzo ed De Laurentiis ci sono stati problemi di comunicazione, potevano venirsi incontro se veramente avessero voluto proseguire. Alla fine la società a livello tecnico voleva qualche altro prospetto per il futuro. Dispiace perché Insigne è un figlio di Napoli, ha dimostrato di essere un professionista vero fino alla fine, dando sempre il massimo, i pianti all’uscita dal campo con Fiorentina, Roma, dimostrano chiaramente che lui avrebbe voluto lasciare un segno importante come lo Scudetto. Nel calcio queste cose se ne vedono e non ci si può sbalordire più di nulla”.
  • Il Napoli ha faticato in casa, lei che ci ha giocato, pensa che la passione dei tifosi possa rappresentare una pressione dannosa per i calciatori, o solo uno stimolo?
    “Il Napoli quest’anno mi ha stupito perché in teoria il Maradona doveva essere un dodicesimo uomo in campo come sempre, come quando giocavo io che lo trovavo uno stimolo in più. Quest’anno alcuni giocatori hanno subito la pressione dello stadio, perché la maggior parte dei punti persi negli scontri diretti sono stati in casa, e una squadra che punta allo Scudetto non può fare più punti in trasferta che tra le mura amiche. Qualcuno ha sentito la sudditanza della pressione dei napoletani, questo è dovuto anche al fatto che in squadra ci sono pochi leader, poca personalità e pochi calciatori che hanno vinto trofei in Europa. Negli scontri diretti si è sentita questa pecca; le ultime tre gare sono state vinte in scioltezza perché la squadra giocava più tranquilla, al contrario delle gare che pesavano nelle quale invece si è patito. E’ una questione di mentalità vincente e personalità”.
  • Da attaccante, come valuta Osimhen?
    “Può diventare uno dei migliori attaccanti del mondo ma va migliorato tecnicamente e tatticamente. E’ un giocatore che attualmente agisce di istinto, è puro istinto, questo va bene alcune volte ma quando sei in una squadra con un allenatore che predilige il lavoro tattico, devi lavorare con la squadra e non da solo. Spesso spreca tante energie nel pressing solitario, arrivando poco lucido davanti la porta. Deve migliorare spalle alla porta, essere meno nervoso, però ha ampi margini di miglioramento che possono portarlo ad essere tra i migliori. Ha velocità, fisico, stacco, tiro, deve essere più educato tatticamente e tecnicamente; è ancora grezzo, gli servono ancora un paio di anni di Serie A per migliorare”.
  • Cosa c’è nel suo futuro?
    “Nel mio futuro c’è la volontà di restare nel mondo del calcio. Ho chiuso la mia carriera a Salerno dove sono stato responsabile del settore giovanile e dell’area scouting. Ho già esperienza anche fuori dal campo. L’anno scorso ho preso un anno sabatico per fare il corso da direttore sportivo, ottenendo l’abilitazione, ora aspetto che qualche club mi dia l’opportunità di fare questo nuovo lavoro e ricoprire un ruolo dirigenziale. Sto in attesa”.
  • Sarà presente ne “La partita” come l’anno scorso?
    “Sarò presente alla partita del cuore di stasera. L’anno scorso fu in onore di Maradona, quest’anno invece sarà incentrata sulla guerra in Ucraina. Sarò sicuramente presente a questa manifestazione benefica”.
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