Riavvolgiamo il nastro: così il Napoli di Spalletti è arrivato allo scudetto
Da oggi, il sogno del Napoli non è più nel cuore, ma in bacheca. I tifosi azzurri ritrovano il Tricolore, il terzo della storia del club, dopo 33 anni: il lunghissimo passaggio di consegne si completa a Udine, mentre il Maradona esplode di gioia con i suoi 60 mila incollati davanti ai dieci maxischermi.
Tutto è iniziato con l’entrata in scena di un – quasi – sconosciuto: Khvicha Kvaratskhelia, che all’esordio in Serie A lo scorso 15 agosto segna e serve un assist contro l’Hellas Verona. Antipasto di quello che sarebbe stato. Il 7 settembre arriva la prima prova di forza in Europa: 4-1 al Liverpool, un girone di Champions che gli azzurri avrebbero poi continuato a massacrare fino alla fine. Il 18 settembre gli azzurri capiscono di aver imparato a risolvere anche le partite più complicate: il Cholito Simeone, all’85’, regala il successo a Spalletti in casa del Milan.
Il 4 ottobre poi il Napoli sconvolge la Johan Crujiff Arena: 6-1 all’Ajax e tutti gli occhi d’Europa ormai puntati addosso. Il 4 gennaio, come nell’anno dello scudetto del 1987, arriva la prima sconfitta in campionato: 1-0 contro l’Inter a San Siro. Inizio del declino? Macchè. Nove giorni più tardi, il 13 gennaio, l’uragano azzurro si abbate sulla Juventus al Maradona: 5-1 e goduria immensa contro gli “acerrimi rivali”. Il 15 marzo si scrive una nuova pagina di storia: battuto 3-0 l’Eintracht Francoforte e per la prima volta arriva l’accesso ai quarti di finale di Champions League.
Il 21 aprile, almeno matematicamente parlando, il Napoli non vince nulla ma spara il colpo decisivo per il titolo: Raspadori segna all’82’ allo Juventus Stadium, gli azzurri superano la Juventus e apparecchiano la festa, arrivata ieri dopo il primo match point fallito con la Salernitana. Il resto è storia.